Interazione uomo-macchina – L’uso scorretto può essere ragionevolmente prevedibile? Questa la nuova scheda Inail pubblicata il 17 ottobre 2024, che analizza il rapporto tra progettazione ottimale di una macchina e confort cognitivo da parte del lavoratore.
La scheda descrive come una progettazione antropocentrica possa agevolare le prestazioni cognitive degli operatori e allo stesso tempo aumentarne la sicurezza. Come una corretta progettazione possa permettere di agire anche sui comportamenti involontari e imprevedibili.
Deriva da uno studio del DIT (Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici) dell’Inail, che così la presenta: “L’adozione crescente di tecnologie digitali nei processi produttivi comporta una complessa, per quanto inevitabile, interazione tra uomo e macchina. Gli strumenti sempre più sofisticati in uso al giorno d’oggi non sostituiscono del tutto l’operatore umano, ma lo affiancano definendo nuovi modelli di interazione. Tale collaborazione può generare un maggiore affaticamento mentale o sovraccarico cognitivo nei lavoratori, dando luogo a nuove condizioni di rischio”.
Il documento vuole stimolare una ideazione che ponga come perno la persona, non macchinocentrica. Invitare metodologie che permettano di limitare il disagio cognitivo del lavoratore, momenti di stress e affaticamento, che possono incidere sulla disattenzione e sulla performance. Affrontando ad esempio condizioni come mind wandering ( testa tra le nuvole), effort withdrawal (il ritiro dallo sforzo), “la perseveranza in comportamenti fuori contesto, già previste anche dalla Direttiva Macchine 2006/42/CE e dal Regolamento UE 2023/1230.
Per ottenere proposte che possano ridurre il rischio infortuni e aumentare quindi la qualità dell’interazione uomo macchina.
FONTE: QUOTIDIANO SICUREZZA
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