Rischi psicosociali e rischi per la salute mentale nel settore dell’assistenza sanitaria. Questo l’argomento della nuova ricerca pubblicata da Eu-Osha, che ha pubblicato una panoramica
dei rischi in un settore che in Europa impiega oltre 21,5 milioni di persone, l’11 della forza lavoro totale.

La ricerca è frutto di un approccio misto che ha riguardato ricerca documentale, interviste e casi e casi di studio. Secondo l’indagine, sul settore grava l’invecchiamento della popolazione dell’UE, fattore che interviene sia sul calo della popolazione in età lavorativa, sia sull’aumento di pazienti. Con incremento della richiesta di servizi. Entro il 2025 si stima una crescita del 23% della popolazione over 65.

Attualmente il settore ha una quota di lavoratori tra i 50 e i 64 anni del 34%,
il comparto risente anche dell’aumento di richiesta di assistenza domiciliare.

I rischi psicosociali sono in particolare derivati da fattori organizzativi e dalle condizioni di lavoro, carichi, pressioni, turni ed equilibrio vita-lavoro. E dall’ambiente di lavoro, dove si possono riscontrare ostilità, carichi emotivi, esposizione a eventi traumatici, stigma.

Le conseguenze sono: “stress, burnout, ansia, affaticamento e disturbi del sonno”. Che vanno a sommarsi ai rischi fisici, muscoloscheletrici, biologici, rischio sostanze chimiche.

Infortuni sul lavoro

Infortuni sul lavoro nell’assistenza sanitaria, Eu-Osha

FONTE: QUOTIDIANO SICUREZZA

L’articolo Rischi psicosociali nell’assistenza sanitaria, ricerca Eu-Osha proviene da Quotidiano Sicurezza.